La mia esperienza e alcuni consigli per affrontare la nascita di un fratellino
"Un fratello è un amico dato dalla Natura". JBaptiste Legouvé
Erano circa le 19.00 quando presi la valigia e andai verso la macchina, direzione clinica .Di lì a poche ore avrei conosciuto la mia piccola creatura. Lei che aveva scalciato per 9 mesi nella mia pancia, quella stessa che aveva ospitato la sua sorellina alcuni mesi prima.
Sì, vi sto parlando della nascita della mia secondogenita e del tornado di emozioni che ha portato nella mia vita e in quella della mia bimba "piu' grande".
Dicevo, quella sera mi recai in clinica perchè l'indomani Little V (lei, la piccolina di casa) sarebbe nata. Ricordo che quella notte non chiusi occhio, continuavo ad accarezzare il pancione: enorme era la curiosità di conoscerla. L'avevo immaginata così tante volte, ero curiosa di sapere se sarebbe somigliata alla sorella. E' tipico delle donne in gravidanza idealizzare il figlio che portano in grembo e mi era successo di farlo anche con Big V (la mia prima bimba). Questa volta, però, cercavo in quella figura di bimba tanto attesa dei tratti somatici che fossero simili a quelli di sua sorella più grande, immaginavo gli stessi occhi, le stesse labbra , lo stesso naso... Per me big V era la bambina piu' bella del mondo e desideravo " ripetere il capolavoro ".
Insomma l'ansia, la curiosità, il desiderio che tutto andasse bene e che, ovviamente, la piccola godesse di ottima salute. Tutto cio' in quella notte prima del parto. Ma non solo questo. Il mio pensiero volava a lei, che trascorreva la prima notte senza di me, la sua mamma. E ripensavo ai suoi occhioni tristi quando la salutai per andar via e al suo "abbraccino" caldo e morbido. Avevo l'impressione che avesse capito davvero tutto, che sapesse bene che dopo qualche ora sarebbe entrata nella sua vita una compagna di giochi, di avventure, di vita. Big V era piccolina, non parlava ancora correttamente e per esprimere i suoi stati d'animo poteva solo usare il linguaggio del corpo. E con le sue espressioni mi aveva manifestato tristezza, paura di perdere la mamma. Le avevo detto tante volte che mi sarei assentata per dare alla luce la sua sorellina e credo che avesse capito bene cosa stava per succedere; d'altronde, complice la mia esperienza nel settore pedagogico, non potevo trascurare alcuni segnali che la piccola aveva lanciato nel corso degli ultimi mesi di gravidanza: attaccamento quasi morboso nei miei riguardi e qualche capriccio in più.
Ero infinitamente felice di essere in attesa di Little V, ma in parte anche preoccupata per le reazioni di gelosia già esternate da Big V. Immaginavo scenari non proprio sereni una volta nata la piccolina, e per certi versi è stato così, tra l'altro anche la poca differenza di età che intercorre tra le due non è stata d'aiuto in questa situazione.
Nacque Little V, una frugoletta meravigliosa (eh, cuore di mamma non mi fa dire altro!) ma non somigliante alla sorella, tutt'ora quando le osservo noto che sono così diverse! Il colore dei capelli, degli occhi, la corporatura. E, ad oggi, posso dire che anche i loro caratteri sono differenti: riservata una e molto estroversa l'altra, piu' vivace l'una e meno l'altra. Le loro caratteristiche contrastanti le rendono speciali. Ed io mi arricchisco giorno dopo giorno della loro preziosa unicità.
Ora, tra una spintarella (si sa, tra fratelli e sorelle si litiga) e un bacetto, inizia a configurarsi la relazione tra sorelle che speriamo sia sempre foriera di affetto e sostegno reciproco per tutta la vita.Ma i primi mesi vissuti da "sorellona" furono molto burrascosi per Big V !
Come manifestava il disagio per la scomoda neo inquilina?
- pianti improvvisi
- capricci per futilissimi motivi
- rifiuto dello spannolinamento (che avevo iniziato timidamente pur conscia che poteva non essere il momento opportuno)
- disattenzione verso la sorellina
Ed io? Io neomamma bis, frastornata da tanto amore, ma anche da un nuovo mènage di vita a quattro, con nuovi ritmi, nuovi spazi da creare, tanta attenzione da distribuire equamente tra le due figlie. Quest'ultimo sicuramente il compito più difficile. La cura che si ha del neonato i primi mesi è estremamente coinvolgente per forza di cose (il cambio frequente del pannolino o delle tutine, l'allattamento, la detersione) , si stabilisce un contatto strettissimo tra mamma e figlio, quasi simbiotico.
Proprio il concentrare ogni parte di sè e della propria forza sul figlio appena nato parrebbe sminuire le attenzione della mamma verso il primo figlio. Big V ha sofferto molto per questo, nonostante l'impegno profuso da parte mia per renderla partecipe ad ogni momento di vita della piccolina. Gradualmente, però, la "diffidenza fisiologica" verso Little V iniziò a sbiadire, il tempo passava e, soprattutto, cresceva lei, la big sister della casa.
Dunque, quando arriva un fratellino o sorellina, bisogna armarsi di grande pazienza e soprattutto di disponibilità all'ascolto del proprio figlio maggiore che inevitabilmente vivrà momenti di sconforto e di forte gelosia, vedendosi detronizzato all'interno del gruppo famiglia. E' importante trasmettere sicurezza al bambino, ripetergli che lo amiamo come prima e che ora ha il compito di guidare e tutelare il suo fratello minore, stimolarlo al contatto fisico con il nuovo arrivato (bacini, carezze)
Noi mamme dobbiamo essere tenaci, non demoralizzarci di fronte ad un atteggiamento scostante del fratello più grande nei confronti del neonato. Ci vuole del tempo per elaborare certi vissuti negativi, ci vuole tempo per una completa accettazione del nuovo membro della famiglia. Assecondiamo le emozioni, soprattutto negative, gestiamo insieme al nostro bimbo la situazione di disagio che vive, non facciamolo sentire solo davanti ad una situazione di complessità emozionale come quella di avere un antagonista nella sua vita. Le emozioni,più o meno belle, vanno riconosciutee sempre gestite. E' l'ABC per iniziare a capire bene i nostri figli sia in situazioni di disagio emotivo, come questa descritta, che in tanti altri innumerevoli momenti della loro vita. Se comprendiamo quanto importante sia l'elaborazione di un vissuto emozionale allora avremo "imparato" (ammesso che il mestiere di madre possa essere appreso) come capire i nostri figli.
Sara